Eraclito e Parmenide


La storia della filosofia non coincide con il concetto di filosofia, in quanto quest'ultima ha come principio la razionalità, seppur essa non sia sufficiente all'uomo per effettuare un vero e proprio cambiamento prospettico e necessiti, di conseguenza, di esperienze di vita.

L'iniziazione, intesa come rito di passaggio e d'introduzione a un determinato pensiero finalizzato al cambiamento del proprio status a un altro, era in passato celebrata per mezzo di danze, canti e formule, grazie a cui l'iniziato sarebbe potuto entrare in collegamento alla conoscenzaEssa si distingueva, tuttavia, in due sottocategorie, potendosi orbene trattare di conoscenze esoteriche o essoteriche. Le prime erano conoscenze riservate al gruppo di iniziati, come ad esempio le discipline psicologiche ed ulteriori discipline allora trasmesse in latino, che potevano quindi sentire la trasmissione delle conoscenze direttamente dallo stesso maestro. Consisteva in un potere esclusivo, unicamente destinato  un cerchio ristretto di persone (quali aristocratici) che ne esternava altre, sicché presupponeva l'esistenza di un potere superiore. In contrapposizione a tali conoscenze vi erano quindi le conoscenze essoteriche, ovvero ragionamenti e discipline alquanto diffuse, generalmente trasmesse oralmente in volgare agli iniziati di livello inferiore.

Il 24 luglio 1895 nasce con Sigmund Freud una nuova disciplina scientifica, la psicoanalisi, generando timore, paura e sconforto tra gli uomini con la scoperta dell'esistenza di un inconscio nell'essere umano. Nonostante essa si proclamò disciplina a inizio Novecento, già gli orfici misero in pratica, all'interno dei loro processi d'iniziazione, le conoscenze relative alle forme dell'anima e della psiche. Ciò accadde presumibilmente per via dello stesso movimento religioso cui appartenevano, l'orfismo, prendendo come punto di riferimento la figura di Orfeo e il mito per cui egli sarebbe sceso agli Inferi per recuperare l'amata Euridice. La metafora degli Inferi consiste in tal caso nella rappresentazione di esso come luogo segreto e nascosto in cui erano contenute tutte le impurità dell'animo umano, ragion per cui si ricollega al tema dell'inconscio.


ERACLITO

Secondo la visione di Eraclito, uno dei protagonisti della filosofia antica vissuto nella Ionia, o più precisamente a Efeso tra il VI e il V secolo a.C., ogni cosa sarebbe soggetta a un incessabile mutamento dato da una sorta d'armonia tra i contrari esistenti in natura. Nonostante egli affermava di aver appreso le sue conoscenze esclusivamente da sé anziché seguendo un maestro, la sua prospettiva è strettamente correlata alla tradizione cosmologica della scuola si Mileto. Egli era inoltre rappresentato in qualità di discendente della stirpe reale, dunque come membro dell'aristocrazia e oppositore della comune democrazia di allora.

Occupandosi in particolare del cosiddetto "flusso universale", Eraclito sostiene che nel mondo nulla giace in uno stato di quiete, bensì è in un costante movimento determinato da conflitti che hanno luogo in diversi contesti: si pensi alla società e ai relativi contrasti tra le classi sociali per ottenere il potere, alla natura, in cui l'alternanza tra gli elementi contrari porta a una loro estinzione e generazione continua, ed infine si pensi all'uomo stesso, la cui identità non potrà mai essere la stessa in attimi differenti. Il conflitto, inteso pertanto come legge universale, avrebbe alla propria base il fuoco, arché non solo mutevole e distruttrice, ma anche simbolo d'armonia. Difatti, la sua condensazione e rarefazione contribuiscono rispettivamente alla nascita e al ritorno di tutti gli elementi al ciclo cosmico. Esso costituisce conseguentemente la legge segreta che regna al di sotto dell'apparente disordine dell'universo, per cui dietro ad ogni cosa si nasconderebbe un ordine razionale, visibile solo agli "svegli", cioè agli individui in grado di guardare oltre le impressioni percepite dai "dormienti", persone quindi incapaci di usufruire del mezzo più importante che l'uomo possiede, ma spesso non usa: la ragione, o meglio, il "lógos", termine introdotto dallo stesso Eraclito che assumerà un'indiscussa rilevanza nella filosofia di tutti i tempi. In conclusione, poiché la perpetua opposizione tra le forze crea complementarietà tra di esse, vi è un principio intelligente che concorre alla loro interdipendenza, donandovi ordine, armonia e quindi un giusto equilibrio.


PARMENIDE

<< È necessario il dire e il pensare che l'essere sia: infatti l'essere è; il nulla non è >>

Parmenide era un pensatore aristocratico e conservatore vissuto ad Elea, colonia greca situata nell'odierna Velia nel comune di Ascea.  Fu autore del poema scritto in esametri intitolato Sulla natura, in cui immagina di essere trasportato dalle Muse alle porte del Sole e farsi rivelare da una dea la cosiddetta "ben rotonda verità" dell'essere, che dovrà successivamente esporre al mondo. L'utilizzo della poesia costituiva allora una vastissima fonte per idee e riflessioni incentrate sul tema della sapienza sacrale, fornendo tuttavia anche argomentazioni di carattere filosofico e razionale, e non solo religiose.

Affrontando il tema dei contrasti esistenti tra "l'essere" e il "non essere" o il "nulla", egli sostiene l'esatto opposto di quanto affermato da Eraclito, dichiarando la staticità e immutabilità dell'universo e dell'essere in qualità di perfezione assoluta. E benché egli segua ragionamenti puramente conservatori e ostili all'idea cambiamento dell'innovazione dell'essere, e cioè al "Panta rei" denominato da Eraclito, è possibile individuare assennate giustificazioni in ambito logico, filosofico, sociale e politico. Essendo una verità ardua da accettare e indubbiamente poco condivisibile, cui aderirono solamente la schiera dei fedeli discepoli, Parmenide non poté che ammettere che la percezione dell'universo coesista con un'immagine fornita dai sensi tramite la quale si osserva la continua trasformazione cui ogni cosa è sottoposta.

Un ulteriore fattore preso in considerazione fu la nascita del mondo, presupponendo che esso non possa derivare dal nulla dal momento che quest'ultimo costituisce la fine della realtà e del pensiero, e che non abbia di conseguenza senso sostenere tale l'ipotesi perche tutto ciò che deriva dal nulla è ineluttabilmente indotto a farvi ritorno.

Facendo riferimento al discorso precedente, occorre perciò distaccarsi dal mondo sensoriale, dall'opinione e dal dominio dell'apparenza: in altre parole, egli dichiara che la ragione conduca alla verità per cui l'essere è e non può non essere, mentre invece il nulla o il "non essere" non possa quindi esistere e neppure essere pensato. Per poter tradurre correttamente la visione parmenidea e giungere a una semplificazione di essa, occorre innanzitutto assegnare, ai due poli opposti considerati, dei simboli di identificazione: "l'essere" sarà dunque indicato con la lettera A e il "non essere" con la lettera B. Procediamo, dunque, a sostituire i soggetti delle diverse espressioni con i rispettivi simboli. Da tale principio ne consegue che:

A = A (principio di identità)
≠ B (principio di non contraddizione)
B = B
≠ A
A esiste
B non esiste e non può essere pensato

Grazie a Parmenide vengono quindi introdotti, come precedentemente menzionato, alcuni principi logici fondamentali della filosofia, ossia:
  • il principio di identità, per cui l'essere è ed è identico a sé stesso;
  • il principio di non contraddizione, e cioè che l'essere è e pertanto non può non essere;
  • il principio del terzo escluso, vale a dire che ogni cosa è oppure non è, negando l'esistenza di un'eventuale terza possibilità.
Applicando il medesimo ragionamento alla teoria eraclitea, è possibile osservare la netta divergenza prospettica:

A = B
≠ A
B = A
B ≠ B
A esiste
B esiste

Nell'ottica di Parmenide, l'essere si caratterizza, inoltre, per determinate proprietà che lo distinguono dall'idea per cui l'essere sia l'unica realtà esistente e immaginabile. Secondo queste, l'essere è:
  • unico;
  • ingenerato e imperituro;
  • eterno;
  • immutabile e immobile;
  • finito.

In conclusione, effettuiamo un riassunto conciso e schematico onde confrontare il pensiero di Eraclito con quello di Parmenide:

Eraclito
  1. Panta rei (pensiero orientale) = non ci si può mai bagnare nello stesso fiume due volte perché tutto cambia incessantemente;
  2. concetto di "divenire" = tutto scorre e tutto diviene;
  3. l'essere non è, il non essere è.
Parmenide
  1. ricerca con le Muse della "ben rotonda verità" (= l'essere);
  2. il concetto di "divenire" non si può definire, in quanto la stabilità e il "perfetto" non possono essere cambiati;
  3. l'essere è, il non essere non è.




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