Gli ionici e il problema dell'arché

Il cosiddetto “fondamento ultimo del dell'universo” costituì un argomento divenuto di fondamentale importanza per i primi filosofi che tentarono di trovarvi una risposta razionale, rifacendosi, dunque, a un pensiero logico e non più mitico.

Tra il VII e il VI secolo a.C. nacquero  nella Ionia, e più precisamente a Mileto, le prime riflessioni filosofiche relative agli interrogativi introdotti in precedenza, inaugurate da Talete, Anassimandro e Anassimene, personaggi di cui purtroppo non disponiamo ancora tutt'oggi di molte informazioni. Nonostante le poche testimonianze, come per istanza i testi di Platone, di Aristotele o dello scrittore e storico Diogene Iaerzio, si può affermare che essi si distinguevano per le proprie conoscenze tecnico-scientifiche, trasmesse dai sapienti della Media e della Babilonia, e tentando pertanto di trovare una spiegazione ai diversi fenomeni  atmosferici e meteorologici  in relazione a cause naturali. Essi si domandarono sull'individuazione di una causa, o meglio di un principio originario, indicato in greco con il termine “arché”, che vuol dire  " principio ", e originariamente introdotto nella filosofia da Anassimandro. Si potrebbe conseguentemente affermare che l'archè rappresenti sia la materia che costituisce le cose, sia la forza che le ha generate e sia le leggi divine che ne stabiliscono un ordine specifico.


TALETE



Ritornando ai primi filosofi, per quanto riguarda Talete, tradizionalmente considerato uno dei Sette saggi, non avendo sue documentazioni scritte, si può fare riferimento alla narrazione tramandata da Platone, in cui egli, intento nello studio dei fenomeni celesti, sarebbe caduto in un pozzo dinanzi a una servetta della Tracia, la quale avrebbe sorriso maliziosamente, accompagnando il suo atteggiamento a dir poco incolto con un commento sulla vicenda, e cioè che i filosofi avessero tutti la testa fra le nuvole, presumibilmente nella convinzione che la filosofia fosse solamente un sapere astruso e inutile. L’accaduto fu anche riportato da Aristotele, a differenza che in questa versione dei fatti Talete non si sarebbe trattato di una persona distratta, bensì avrebbe dimostrato la sua particolare abilità nello sfruttamento delle conoscenze meteorologiche. Per una spiegazione più efficace è necessario prendere in considerazione un determinato evento, ovvero quello in cui egli sarebbe stato in grado di giungere a una previsione anticipata delle condizioni climatiche, favorendo un abbondante raccolto di olive e volgendolo a suo favore.
Erodoto sosteneva oltretutto che egli ebbe un ruolo nella vita politica di allora, portando all'unione dei Greci della Ionia con lo Stato federativo con capitale Teo, e che abbia dato il suo contributo anche nel settore fisico e matematico, scoprendo le proprietà del magnete e vari teoremi geometrici.

Per Talete, l'arché, ossia il principio primordiale, era l'acqua, in quanto ogni essere vivente ne è intriso sin dalla nascita, con la rottura delle acque a seguito del parto. Una descrizione più precisa del pensiero di Talete è che all'inizio, e quindi all'origine, vi era esclusivamente l'Oceano, da cui si svilupparono vita, terra e corpi celesti. Il mondo fluttuerebbe pertanto sull'acqua, intesa come elemento portante di tutte le cose.


ANASSIMANDRO


<<Tutti gli esseri devono, secondo l'ordine del tempo, pagare gli uni agli altri il fio della loro ingiustizia.>>

Anassimandro, altro grande filosofo proveniente da Mileto, nonché concittadino di Talete, giunge ad un approfondimento della diversità filosofica a partire dai miti cosmologici, adottando per primo il termine "arché" e attribuendo un nome alla sostanza primordiale corrispondente, indicata come "àpeiron", parola che significa, dunque, "senza confini". Non essendo costituito, secondo la visione del filosofo, da un unico elemento di origine cui riferirsi, bensì essendo una sostanza indistinta assieme alle cose provenienti da esso, egli sostiene che si tratti, quindi, di un processo di separazione e differenziazione, fondato su una legge necessaria tradizionalmente chiamata "Dike", ossia "Giustizia". Ciò accade attraverso un movimento rotatorio che porta allo sviluppo di tutti i contrari e alla creazione di infiniti mondi in dissoluzione e ricomposizione eterna.

Seppur base della vita, la separazione costituisce anche la fonte dell'infelicità, portando a una sensazione di nostalgia per l'origine delle cose, a una differenziazione tra gli esseri e conseguentemente a guerre e conflitti tra di essi. Solo tramite la morte gli esseri viventi possono riparare il danno arrecato, espiando, secondo una citazione dello stesso Anassimandro, la colpa della propria nascita.


ANASSIMENE



Infine vi è Anassimene, che, basandosi sempre sullo studio dei fenomeni naturali, pone l'arché nell'aria (o nel "respiro") tramite un paragone tra la vita dell'universo e quella umana, entrambi caratterizzati dal concetto di infinità e di movimento e mutamento incessante in via dei fenomeni di condensazione e rarefazione dell'aria. Difatti, la rarefazione dell'aria porta alla generazione del fuoco, la condensazione di essa al vento e successivamente alla creazione di acqua, terra e pietra, seguendo un ciclo ripetitivo ed eterno di generazione di vita, morte e rinascita dell'universo stesso.






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