I pitagorici e la concezione matematica della natura
A partire dal 499 a.C, e cioè dalla ribellione contro i Persiani da parte delle città della Ionia, guidate dal tiranno di Mileto, e la conseguente distruzione di tale città, iniziarono le emigrazioni delle personalità fuggite dall'Asia Minore nella cosiddetta "Magna Grecia", ovvero nelle colonie greche dell'Italia meridionale. Esse erano costituite da potenti città indipendenti dalla madrepatria, tra cui Crotone, in cui si stabilì Pitagora a seguito della sua emigrazione da Samo, fondandovi una nuova scuola filosofica chiamata "Fratellanza Pitagorica", e caratterizzata in particolare dai suoi aspetti religiosi e, dunque, dalla venerazione divina del suo stesso fondatore. Date ulteriori caratteristiche, quali il rispetto di regole ascetiche e la comunione dei beni tra i discepoli, essa potrebbe essere etichettata come setta religiosa, nonostante presenti vari elementi alquanto moderni per l'epoca, come ad esempio l'accettazione della partecipazione anche da parte delle donne. I seguaci si distinguevano inoltre in "acusmatici", dal greco "ascoltatori", vincolati al silenzio, e in "matematici", ai quali era quindi consentito esprimersi, porre domande e seguire le dottrine più impegnative del maestro. A tal proposito, i pitagorici seguivano due principali dottrine, e cioè la dottrina dell'anima e la dottrina del numero.
Nell'idea greca, il numero non si tratta di un qualche cosa di astratto, bensì presenta precise caratteristiche fisiche e geometriche. Un esempio è la rappresentazione pitagorica dell'unità attraverso un punto dotato di estensione spaziale, facendo corrispondere il numero a una figura geometrica e viceversa, da cui il matematico pitagorico Filolao dimostrò come da esso si possano generare altri numeri e tutti i corpi fisici. Dividendosi in pari e dispari, i numeri contribuiscono a una concezione dualista dell'universo, simboleggiando rispettivamente il bene, perfezione, forma e proporzione in quanto entità limitata, e simboleggiando male, imperfezione, caos e materia in quanto entità illimitata. Nonostante questa contrapposizione, la natura profonda delle cose mostra una tendenza all'armonia e alla riconciliazione.
Altro elemento fondamentale della dottrina pitagorica consiste nell'assunzione dei numeri di un valore simbolico relativo alle virtù sociali, quali:
- il numero 1, anche definito come "parimpari", come raffigurazione dell'intelligenza;
- il 2 come raffigurazione dell'opinione mutevole e incerta;
- il 4 come emblema di giustizia, misura e limite perché rappresentato sotto forma di quadrato del numero 2; ed infine
- il 10 come numero perfetto, perché rappresentato come triangolo, chiamato "tetractýs", contenente entrambe le unità pari e dispari, e su cui i pitagorici giuravano fedeltà all'associazione.
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