La cosmologia e il fondamento delle leggi

IL COSMO

All'interno del "Timeo delle Leggi", Platone si interroga sul bisogno di unità ed ordine dal punto di vista della cosmologia: secondo la sua visione, l'universo sarebbe infatti armonioso e avvolto dalle braccia protettive di una grande e intelligente divinità che designa come "anima del mondo". Il cosmo è inoltre inferiore al mondo delle idee, seppur ne costituisce un riflesso, dunque si attenua a separazione tra il mondo ideale e quello naturale perché la creazione del mondo fisico è basata sul modello eterno.
Il Timeo fu uno dei dialoghi di Platone più studiati e commentati nell'antichità fino al Medioevo e consiste nella narrazione e spiegazione dell'origine dell'universo tramite una descrizione altamente probabile e mitologica anziché scientifica e rigorosa del mondo fisico. Riferendosi alle idee stabili e immutabili, egli afferma che il mondo era inizialmente solamente "chora", ovvero un'insieme di materia in continuo movimento ma priva di vitae situata in un ambiente caratterizzato da disordine e caos. Il contrapposizione tra il disordine e il mondo delle idee illuminato dal Bene generò il demiurgo, cioè un divino artefice buono, intelligente e privo di invidia. Quest'ultimo, ispirandosi al mondo delle idee, cioè il miglior modello possibile, decide di modellare la materia caotica primordiale, la quale viene paragonata a una stoffa, al fine di migliorarla e renderlo un mondo vivibile. Egli non ne è tuttavia considerato il creatore, poiché il concetto di creazione dell'universo verrà introdotto con il cristianesimo, e trasformerà quindi il caos nel cosmo, ossia un armonioso organismo vivente provvisto di un'anima che, come precedentemente menzionato, è denominata "anima del mondo". Essa ha il ruolo di dominatrice invisibile dei corpi e delle cose ed è pertanto grazie a quest'anima del mondo che armonia e intelligenza sono possibili all'interno dell'universo.
Nel Timeo viene oltretutto sottolineata la netta differenza esistente tra l'"intelligenza" e "necessità": esse potrebbero essere difatti rispettivamente definite come ciò che deriva dallo spirito e ciò che è d'altro canto già dato e non proviene dalla libera scelta dell'individuo. Nonostante abbia contribuito il ritorno del caos della materia all'ordine, l'intelligenza non la può tuttavia asservire interamente.

IL TEMPO E GLI ASTRI


Compiaciuto della sua opera, il demiurgo pensò in aggiunta di creare il tempo, vale a dire una sorta di "immagine mobile dell'eternità", per renderla ancora più bella e simile all'"originale", ovverosia il mondo delle idee cui aveva tratto ispirazione. L'espressione antecedentemente introdotta precisa il fatto che la scansione tra giorno e notte, mesi e anni e così via fu resa possibile esclusivamente per mezzo della creazione del cielo a seguito della volontà del demiurgo a dare un ordine al corso degli eventi naturali e umani. In assenza del tempo, gli uomini non avrebbero potuto organizzare le proprie vite: la sua nascita è conseguentemente un evento divino, perché assicura gli uomini della presenza di un ordine nelle condizioni imperfette della vita terrena. Esso rappresenta per di più un'imitazione dell'eternità, in quanto coincide con il perenne "è" del presente, preceduto dall'"era" del passato e succeduto, infine, dal "sarà" del futuro.  Il divino artefice realizza degli astri per il Bene degli uomini che, oltre ad introdurre luce nel mondo, hanno la funzione di identificarsi l'alternare del giorno e della notte e di misurare il tempo stesso.




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